Che cosa sarà di Bitcoin in El Salvador davvero è difficile da dire in questo momento. Ed è normale che sia così. Abbiamo scelto di venire qui a vedere coi nostri occhi cosa stava succedendo e abbiamo deciso di farlo molto presto. Dopo solo tre mesi dall’entrata in vigore della legge. In un periodo storico quindi dove la transizione, per forza di cose, è a uno stadio embrionale.
Abbiamo fatto bene. È incredibilmente interessante vedere questo esperimento unico nel suo genere muovere i suoi primi passi. Sarebbe stato stupido quindi pensare, dopo un mese e mezzo trascorso pagando e parlando praticamente solo di Bitcoin con chiunque ci capitasse a tiro, di avere delle risposte definitive. Un quadro chiaro e preciso di cosa sta avvenendo e della direzione che il paese sta prendendo.
La società umana è qualcosa di estremamente complesso e multi sfaccettato. L’esperienza che stiamo vivendo ce lo ha confermato una volta di più. Non esistono i Salvadoregni. Esistono milioni di individui diversi, ognuno con le sue peculiarità, con le sue esigenze e con le sue aspettative per il futuro. Il governo locale si è preso una grande responsabilità. Ha fatto promesse importanti. Realizzarle non sarà affatto facile. Come del resto non è mai facili essere degli apripista. Dei precursori.
C’è molto da fare. Occorre istruire da zero una popolazione generalmente poco erudita, che ha sofferto molto in passato e che nutre una diffidenza naturale per tutto ciò che è nuovo. È imperativo insegnar loro una tecnologia radicalmente innovativa, che riesce a spaventare anche la maggior parte degli Italiani, ad esempio, ben più colti e privilegiati. Non sarà facile. E la squadra di Bukele farà meglio ad iniziare a farlo subito, perché fino ad ora ben poco è stato fatto e non c’è tempo da perdere. Vogliamo davvero pensare che la leadership locale abbia a cuore i destini di tutti in El Salvador. Anche e soprattutto degli ultimi. Fino ad ora non lo ha dimostrato. Ma sarà il tempo a rivelarci le reali intenzioni di questa classe dirigente. Oggi tutto quello che noi possiamo fare è fotografare la situazione per come l’abbiamo vista e vissuta. Ed evidenziare le grandi e le gravi lacune nel percorso di accompagnamento della popolazione all’adozione di Bitcoin.
Sappiamo quanto il wallet Chivo sia centrale per il governo. Capiamo le motivazioni di un’amministrazione centrale nel voler proporre una applicazione centralizzata. Le informazioni che il wallet di stato fornisce a chi guida il paese sono una miniera d’oro. Vitali quando si parla dei milioni di emigrati che vivono e lavorano all’estero. Non ci scandalizza il fatto che sia la soluzione scelta da un governo. È perfettamente in linea con la mentalità verticistica e i bisogni primari di ogni forma di autorità.
Occorrerà fare una scelta però. Non ci possono essere vie di mezzo in questo. Istruire la gente di El Salvador, mostrar loro la vera natura di Bitcoin, la sua tecnologia rivoluzionaria, significa anche indicar loro una via di uscita dal recinto di Chivo. Parlare loro di privacy, libertà finanziaria, autodeterminazione, significa rivelar loro che tutto questo è a portata di clic, semplicemente scaricando un’applicazione differente. Ci auguriamo davvero, dal profondo del nostro cuore, che la totale negligenza dimostrata dalle istituzioni fino ad ora non sia in realtà un modo per bendare gli occhi alla gente e tenerla comodamente rinchiusa nell’ecosistema potenzialmente liberticida di Chivo. Basterà attendere per smascherare un bluff che non ha nessuna possibilità di rimanere segreto.
Ma anche in questo caso, nella peggiore delle ipotesi, la nostra impressione è che sarà molto difficile tenere i locali bendati per sempre. La società civile sta reagendo e sta agendo. Per le strade di El Salvador già lavorano associazioni che sono nate per mostrare a chiunque la vera natura di Bitcoin, le straordinarie opportunità che può offrire. E siamo solo all’inizio. Movimenti come questi sono destinati a crescere, a maturare, a cooperare tra loro. Saranno sempre più efficaci e sapranno permeare sempre meglio ogni fascia sociale, in ogni luogo. Questa è una rivoluzione che nasce dal basso e che prospera nei bassifondi. Nella segretezza degli ambienti domestici. Nel passaparola tra i lavoratori. Tra i banchi di scuola. Non si può fermare perché prima che essere una soluzione tecnologica è una precisa idea politica. È libertà.
Ci sono poi le classi più abbienti. Quelle meglio educate e più cosmopolite. Anche queste, dopo la diffidenza iniziale, stanno tirando la testa fuori dal guscio e iniziando a sbirciare. Bitcoin non lo puoi ignorare. È la donna più bella del locale. L’uomo più carismatico della festa. Prima o poi non riuscirai più a staccargli gli occhi di dosso. La sua forza è l’incentivo. La promessa di un mondo più semplice e più equo. Una nuova opportunità che è lì, basta semplicemente volerla cogliere.
Tanta gente, come noi, arriverà in El Salvador per Bitcoin. Chi fa impresa, a tutti i livelli, lo sta già capendo. E quello che prima per loro era solo il ninnolo di un presidente bambino, oggi si rendono conto essere molto di più. Uno strumento nuovo e potente. Da poter utilizzare per prosperare. Per transire verso qualcosa di migliore.
Questa cosa cambia tutto e ci sopravviverà. Possiamo pensare di controllarla, di riuscire ad ammaestrarla. Ma è troppo più grande di noi. Ha vita propria. Ci appartiene e ci marginalizza allo stesso tempo. Ed è questo il bello.