Giorno 33: Hangover.
domenica 2 gennaio 2022

Il primo scritto del 2022, uno che nella vita scrive cose, vorrebbe fosse memorabile. E invece niente. La testa ancora annebbiata dai liquori della sera scorsa non lo consente. 

È stata una bella festa. Un grande tavolo centrale, pieno di cibo. Una notte fresca e stellata. Un grosso sigaro, musica latina e dell’ottimo rum guatemalteco. Una trentina di persone totali. La famiglia del nostro anfitrione Carlos, dai volti sorridenti. Classe media, educati, ben vestiti. Molto curiosi e aperti nei nostri confronti. 

Dalla cucina usciva di che sfamare un esercito. Banane fritte, molto meglio delle patatine, pollo arrosto con salsa di jalapeno, torta di riso e formaggio, purea di tonno con spezie indecifrabili, tortilla di patate, persino un incredibile mix agrodolce di formaggio morbido e noci caramellate. A innaffiare il tutto sangria a volontà e superalcolici. Nulla di cui lamentarsi.

Assistiamo allo scoccare della mezzanotte sul rooftop di Casa Verde, il nostro posto preferito di tutta la città, e la guardiamo esplodere di colori. Questa fascinazione dei popoli latini per i fuochi d’artificio mi piacerebbe sapere che origini ha. I Santanecos non vogliono sfigurare. Al dodicesimo rintocco si scatena il putiferio. Mille sfumature di polvere pirica riempiono la notte. Un bello spettacolo veramente. Un momento che ricorderemo.

Tornati al tavolo ci stordiamo di chiacchiere e di alcool, fino all’approssimarsi dell’alba. Per poi collassare stanchi e svegliarci quasi a mezzogiorno con un vago mal di testa. Questo si chiama santificare le feste.

Non possiamo concederci di oziare oltre però. C’è la parte settentrionale del paese da visitare e i giorni a nostra disposizione iniziano a scarseggiare. Oggi si riparte, direzione Metapan. Si torna in montagna.

Leviamo le tende e riempiamo gli zaini, come si suol dire. Liberata la nostra stanza andiamo al desk per fare check out. Carlos ci sta già aspettando, con Strike aperto e la fattura Lightning già impostata. La transazione è un lampo. Mi tolgo la curiosità e gli chiedo di dirmi che cosa ne fa dei suoi satoshi. Se li converte in dollari o preferisce conservarli. È un uomo curioso e intelligente. Non ha la passione per la tecnologia forse, non ha magari molta voglia di approfondire, ma intuisce il potenziale. Da imprenditore ha fiutato l’odore di opportunità e vuole vedere che cosa succede. Quindi hodla per qualche tempo. Bravo Carlos.

Lasciamo i nostri zaini all’ostello per qualche ora. Abbiamo fame e prima di partire dobbiamo mangiare qualcosa e trovarci un alloggio per la sera. Ci incamminiamo per le strade di Santa Ana. Sono deserte. Mai vista così in questi giorni. È tutto chiuso e il senso di vuoto è irreale. I marciapiedi sono ricoperti dai residui di botti e petardi. Chissà quanto ci vorrà per ripulire tutto. 

Troviamo un ostello che accetta bitcoin quasi subito e ci sediamo a mangiare con tranquillità, in un bel locale proprio nella piazza centrale, con una splendida vista sulla cattedrale. Quanto è bella Santa Ana.

Ad aspettarci all’angolo della strada, fida e fedele, la Bitcoin Car. Tempo di buttare gli zaini nel baule e stiamo guidando verso nord. Non c’è traffico, sembra che l’intero stato sia in hangover dopo Capodanno. La strada è bella. Si inerpica costeggiando laghi e colline coperte di boschi. C’è una luce stupenda ed è il modo perfetto per passare il pomeriggio. Lasciamo sia l’automobile a fare tutto il lavoro.

Arriviamo all’ostello, è una casa in mattoni, con travi a vista, immersa nella vegetazione. Il titolare non c’è e lo staff prova a farci pagare col solito numero di telefono o col codice di Chivo. Quando rispondiamo che non ce ne facciamo nulla ma che ci serve un indirizzo Bitcoin ci lanciano i soliti sguardi dubbiosi. Attendiamo un’oretta. Quando il capo arriva gli mostriamo come si usa Lightning. Ormai siamo rodati. La didattica in spagnolo gira bene.

Usiamo la serata per lavorare un po’ alla logistica dei prossimi undici giorni, gli ultimi in El Salvador. Ce li dobbiamo lavorare bene, perché abbiamo ancora qualche storia della manica, che vorremmo provare a raccontarvi.