Giornata passata a fare commissioni per preparare la serata. L’ultimo dell’anno ai tropici non l’avevamo mai trascorso e siamo molto curiosi.
Il nostro piano originale era quello di passare questa serata sull’oceano. Magari a El Tunco o a El Zonte, nella Bitcoin Beach. Ma ci siamo mossi con colpevole ritardo, abbiamo cercato un alloggio con pochissimi giorni di anticipo e, a quanto pare, le spiagge sono al completo. Non è che non abbiamo trovato un hotel che accettasse BTC, proprio non siamo riusciti a trovare una camera disponibile.
Poco male, perché quando si viaggia lasciando grande spazio all’improvvisazione come stiamo facendo noi, il destino è sempre in agguato e pronto a sorprenderti. Abbiamo deciso di rimanere a Santa Ana, la nostra preferita, e il proprietario del nostro ostello ci ha invitato a passare il Capodanno con lui, la sua numerosa famiglia e il resto degli ospiti. Siamo molto felici. Sarà bello unirsi ai Salvadoregni e festeggiare secondo le loro usanze e i loro costumi. Memorabile.
Oggi quindi ci siamo dedicati alla organizzazione. Abbiamo girato per i mercati della città, in cerca degli ingredienti per cucinare qualcosa. La prima idea era quella di preparare qualcosa di tipicamente italiano, per dare un tocco nostrano alla serata. Ma è stato difficilissimo trovare gli ingredienti necessari. Per esempio un banale pacco di pasta che non rischiasse di scuocere dopo trenta secondi. È stato come sempre divertentissimo aggirarsi per i mercati popolari e mischiarsi con i locali. Ma poco proficuo. Nessuno di noi due è esattamente un concorrente di Master Chef e non siamo riusciti a trovare assolutamente nulla che ci sentissimo in grado di poter cucinare.
Colti dai morsi della fame cerchiamo un posto dove mangiare. Abbiamo voglia di bettole popolari e quindi ne tentiamo un paio. La prima è affascinantissima. Un grande stanzone, con tavoli in plastica e il soffitto altissimo. Il profumo è delizioso e ci sono un esercito di donne dietro i banconi a impiattare ogni sorta di delizia. È un vero comador popolare. Ai tavoli gente semplice. Dai vestiti modesti e dal sorriso contagioso e sdentato. Purtroppo non possiamo fermarci, non accettano i nostri bitcoin, ma ci dispiace parecchio. Ne tentiamo un altro, poco distante.
Al nostro arrivo veniamo accolti da due grandi cartelli: acceptamos Bitcoin e caffè gratis. Il paradiso. Ci mettiamo in fila con il resto della gente e ci facciamo riempire i piatti. Il cibo è semplice ma delizioso. Pollo in umido, tenerissimo, riso e legumi, una banana e della limonata fresca da bere. Ci saziamo con due dollari. Sembra incredibile ma per i viaggiatori più coraggiosi, quelli con lo zaino in spalla e la voglia di mescolarsi davvero alla gente comune, qui si può vivere con pochissimo. Basta sapersi adattare e avere il giusto spirito.
Ritorniamo per le strade della città. I preparativi fervono. La gente affolla i negozi, le bancarelle che vendono botti e fuochi d’artificio sono letteralmente prese d’assalto, vediamo gente caricare in macchina le pignatte più grandi e belle che noi si abbia mai visto. Forse qui si usano per le feste in generale, non solo per i compleanni come immaginiamo.
Ancora non abbiamo risolto il problema di cosa portare ai nostri commensali. Impensabile l’idea di presentarci a mani vuote. Ci ricordiamo di una bella pasticceria che accetta Bitcoin. Ci siamo andati spesso a fare colazione in questi giorni. Ci sembra una buona opzione. La raggiungiamo e compriamo una grossa torta decorata. Molto bella. Ce la confezionano con cura, in una grande scatola di cartone. Ci mostrano il codice QR e ci fanno tanti auguri. Sempre sorridenti. Quanti sorrisi abbiamo ricevuto nell’ultimo mese dalla gente di El Salvador.
Torniamo verso l’ostello soddisfatti. Non sarà una torta italiana ma fa la sua porca figura. E poi l’abbiamo acquistata in Bitcoin con una transazione on chain. Questo significa che ci sarà perenne evidenza del nostro acquisto, scolpito nel marmo digitale della blockchain. Un pezzo di storia quindi, che durerà finche sopravviverà il genere umano. E forse anche oltre. Sarà quindi comunque la cosa più speciale presente sulla tavola questa notte. Forse nessuno tranne noi due se ne renderà davvero conto. Ma cosa importa?
In Italia è già scoccata la mezzanotte. Ci arrivano gli auguri da amici e parenti. Qui invece ancora non ci stiamo nemmeno preparando per la cena. Inizieremo a farlo a breve. Non appena avrò finito di scrivere.
Tutto, nel mondo che ci circonda, è soggettivo. Persino il tempo. Le abitudini. Tutto è una convezione. Un tacito accordo sociale. Tutto, tranne Bitcoin. Il suo è un orologio universale, che pulsa inarrestabile. Un giorno forse lo useremo anche come riferimento temporale. Magari quando saremo una specie multiplanetaria. Lo trovo plausibile.
Sto per salutare l’arrivo di un nuovo anno. Lo sto per fare dal più piccolo paese del Centro America, mentre sto vivendo un’avventura senza precedenti. E quindi non posso che essere grato a Satoshi Nakamoto per la sue invenzione, per tutte le opportunità che mi ha dato fino ad oggi, ma soprattutto per i sogni che continua a farmi vivere. Ho sempre voluto essere il protagonista di un’avventura fantascientifica. Lasciare il segno. E lo sto davvero facendo. Grazie a Bitcoin.
Buon anno nuovo a tutti!