Sto scrivendo alle 00:07. Naturalmente fuso orario di El Salvador. Il tempo è relativo, si sa. Questo significa che tecnicamente, secondo la mia prospettiva, questo è già uno scritto da ultimo dell’anno. Ne consegnamo un altro ai libri di storia.
Com’è andata?
Per me è stato un anno sorprendente. Iniziato malissimo e finito col botto. E questo è ottimo, sarebbe stato molto peggio il contrario. Ma al netto di questo, che forse a pochi interessa, com’è stato per Bitcoin?
Perché vedete, stiamo sempre a lamentarci. Ci aspettiamo l’esplosione da un momento all’altro. Come se ciò che stiamo facendo fosse facile. Come se queste non fossero le fasi iniziali di una battaglia destinata a durare per diversi decenni.
Siamo sempre così legati al prezzo… A quei numerini, rossi o verdi. Come se fossero l’unica cosa che conta. Come se fossero davvero espressione del valore intrinseco di una rivoluzione.
La verità è che è stato un anno incredibile per Bitcoin. Senza precedenti. E chi se ne fotte dei mancati 100k.
Bitcoin ha resistito a un attacco epocale all’infrastruttura del suo network. Attraverso il ban del mining da parte del governo cinese. E non ha battuto ciglio. Abbiamo assistito a un riassestamento spontaneo dell’infrastruttura senza che perdesse un colpo. Una prova di resilienza degna di un organismo biologico, che sarebbe stata difficile da eseguire per una grande azienda privata.
Bitcoin si è guadagnato un upgrade tecnologico, con Taproot, che apre un ventaglio di nuove opportunità per il protocollo. Migliore privacy e nuove funzionalità. La nostra comunità è stata granitica nel consenso. È un segnale di grande focalizzazione e maturità. Taproot oggi ai meno attenti può sembrare poca cosa, ma tra due anni ce ne ricorderemo.
Grazie alla maturazione dei software wallet e a esperimenti come quello di El Salvador, è stato l’anno del Lightning Network. Finalmente sul layer 2 c’è stata la vitalità di sviluppo che in molti ci aspettavamo da tempo. Ed è stata una gioia. Oggi grazie a Lightning si possono comprare con Bitcoin le Goleador da 10 centesimi, altro che il mantra del “non potrai mai pagarci un caffè”. E lo si fa con commissioni ridicole e un esperienza utente fantastica. Impensabile fino a pochi anni fa. Il network inoltre sta crescendo molto rapidamente, migliorando la sua distribuzione, e questo lascia prevedere una scalabilità oltre ogni più rosea aspettativa.
Gli attacchi mediatici non ci hanno nemmeno scalfiti. Anzi, la grande chimera, lo spettro del consumo energetico che in molti temevano, sembra addirittura essersi affievolito. Grazie ad un dibattito scientifico più puntuale e a una nuova concezione dell’utilizzo dell’energia nel lungo periodo. Più prospettica e meno dogmatica.
Ma soprattutto Bitcoin non ha fallito nel far parlare di se. È una tentazione tecnologica che sussurra al mondo intero. Non puoi liberartene. Lo vieti di qua e ti diventa legal tender di là. Lo condanni di su e ti ci fanno gli ETF e i bond di giù. Come provare a tappare i buchi del colapasta.
È inevitabile. È un mastodonte che più tempo passa più guadagna abbrivio.
È stato un grande anno per Bitcoin. Forse il migliore di sempre. Eppure sento tanta delusione. Perché c’è poco da fare. Senza la cifra tonda a fine anno il resto non conta. Siamo umani del resto e ci piacciono le cose semplici. Basilari. La simmetria erotica del doppio zero.
E invece è stato un grande anno per Bitcoin, sotto ogni punto di vista. Qualsiasi analisi oggettiva non può che convenirne.
Quindi barra dritta cagasotto.
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