Timbriamo il cartellino delle tre decine. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbero passate così in fretta. Siamo partiti dall’Italia pieni di dubbi e dopo un mese ne abbiamo qualcuno di meno e molti di nuovi. Ma in un certo senso capita sempre quando ci si imbarca in un viaggio alla ricerca di risposte.
Giornata passata sulle strade di El Salvador, a esplorare nuovi luoghi. Poco a sud di Santa Ana c’è una strada molto famosa, si chiama Ruta des Flores ed è qualcosa che davvero merita di essere visto. Tutti coloro che, leggendoci, volessero venire a visitare questo paese non devono davvero perdersela.
Si inerpica sulle pendici del vulcano e dei monti della zona e attraversa boschi densissimi e piantagioni di caffè. Guidarci è divertentissimo. Una serie infinta di dolci curve. Sul percorso piccoli borghi, antichi, dove ancora vive ciò che resta delle popolazioni native della zona. Case basse, muri colorati, murales con i motivi tradizionali ovunque. È un percorso famoso, e quindi un po’ turistico, ma questo significa anche molto bitcoin friendly. Ancora una volta: l’opportunità guida l’adozione. Chi si è trovato più esposto al fenomeno ha avuto modo di comprenderlo meglio e di vederne l’utilità.
Qui si può godere di aria più fresca rispetto alle valli, sorseggiare del caffè davvero eccellente, persino bersi un frullato di ananas servito direttamente nel frutto. Tutto distribuendo comode transazioni Lightning.
Torniamo al campo base all’imbrunire, dobbiamo registrare la Xmas Edition del Bitcoin Italia Podcast che quest’anno, ovviamente, sarà tutta dedicata a EL Salvador. Finita la puntata restiamo nel nostro ostello, ordiniamo un drink e qualcosa da mangiare per cena e, anziché, come nostro solito, sederci al bar decidiamo di unirci agli altri ospiti a chiacchierare. Siamo stati parecchio per i fatti nostri negli ultimi giorni e non abbiamo avuto grosse occasioni per socializzare.
È qui che accade la cosa di gran lunga più interessante della giornata. Ci sediamo ad un grande tavolo assieme ad altre otto persone e iniziamo a conoscerci. Quando ci chiedono cosa facciamo in El Salvador e pronunciamo la parola Bitcoin una coppia di signori svizzeri davanti a noi si fa molto più interessata e ci chiede se, di conseguenza, siamo fan di Bukele. La domanda è posta con evidente spirito critico. Spieghiamo che non ci interessa molto la politica del paese quanto l’esperimento con la tecnologia e iniziamo a parlare di quale opportunità per il mondo a nostro parere possa rappresentare.
Le persone che ci troviamo di fronte sono benestanti, caucasiche, colte, molto intelligenti. Si definiscono libertarie, lavorano nel sociale, hanno viaggiato, parlano diverse lingue, sono antiproibizioniste sia nei riguardi delle droghe che della prostituzione. Eppure la loro chiusura nei confronti di Bitcoin è totale. Lo vedono come strumento politico del presidente di un paese, El Salvador, che conoscono bene e che hanno già a lungo frequentato in passato. Ho il sospetto che questa cosa li influenzi molto. Ma sono anche fortemente statalisti, non vedono l’utilità di togliere il controllo monetario ai governi, vedono la battaglia per la privacy come persa in partenza, considerano la libertà come un’utopia un po’ naive.
Quanti contrasti nelle menti degli uomini.
Naturalmente proviamo a spiegare il nostro punto di vista in merito, ma la reazione è sempre di grande chiusura, quasi di scherno. Pur non conoscendo minimamente la materia non c’è nessuna curiosità. Nessun dubbio nel giudizio e nel preconcetto. Una visione tanto superficiale quanto dogmatica, quando a volte per smettere di avere paura del nuovo basterebbe provare a conoscerlo.
Non mi colpiscono le loro opinioni divergenti, sono più che legittime, ma mi danno da pensare.
Anche l’essere umano più colto ed intelligente non è in grado di fare valutazioni oggettive. La nostra natura non ce lo consente. Lo psicologo ed economista comportamentale Daniel Kahneman lo definisce “rumore”. Tutto ciò che inconsciamente ci condiziona e influenza i nostri giudizi. Ne siamo affetti tutti, senza nessuna esclusione.
Una delle conseguenze più nefaste però di questa nostra incapacità biologica a ragionare con obiettività è che, di fatto, ci rende il consenso impossibile. Ad ogni livello della nostra società, indipendentemente da ceto e preparazione accademica. Gli esseri umani divergono, per loro stessa natura. La loro voglia di emergere all’interno del branco, ciò che li ha formati culturalmente, persino la loro nazionalità, che ne ha plasmato il pensiero. Tutto nell’esperienza umana porta i singoli individui a divergere o a coalizzarsi in piccoli gruppi sociali per cercare il contrasto con altri, altrettanto piccoli.
E poi penso a Bitcoin e alla sua vera essenza. All’oggettività scientifica che lo costituisce. Alla sua totale imparzialità. Al suo modo di ottenere il consenso senza dover far collimare opinioni, interessi personali, condizionamenti diversi, ma basandosi su semplici e inamovibili principi matematici. E capisco quanto sia necessario. Riconosco la grande intuizione di chi lo ha creato. Empatizzo con la critica, dolorosa, che è stata propedeutica al suo concepimento.
E mi convinco sempre più che Bitcoin è inevitabile perché nella nostra limitatezza siamo prevedibili.