Giorno 29: I Maya e le gang.
mercoledì 29 dicembre 2021

Il cielo sopra El Salvador occidentale è nuvoloso quando ci svegliamo. La cosa non ci affligge più di tanto. Una tregua dal sole cocente dei tropici può essere anche apprezzata. Ma quando usciamo per iniziare le nostre esplorazioni ci rendiamo subito conto che nonostante questo fa un gran caldo e che lo strato di nubi sta creando una certa afa.

Ci dirigiamo verso la vicina cittadina di Chalchuapa, adagiata al centro di una grande pianura. È tutto quello che ti potresti aspettare da questa zona del paese. Caotica, piena di vita, di mercati, dalla tipica architettura coloniale ormai in decadenza. Ficcanasiamo per le vie del centro, in cerca di qualcosa da mangiare, prima di proseguire. La nostra destinazione infatti è un’altra.

La città è famosa per il complesso archeologico di Tatsumal, le più importanti rovine Maya di tutto El Salvador. Sono poco distanti dal centro, in totale continuità con il tessuto urbano moderno. La cittadina sorge letteralmente sopra l’antico insediamento, che gli studiosi datano addirittura al 5000 a.C. Fa una certa impressione avvicinandosi. La grande piramide a gradoni del complesso principale ancora svetta imperiosa sopra la città, costituita essenzialmente da case basse. È imponente e la domina tutta. Un contrasto davvero interessante.

Tatsumal significa “piramide dove venivano bruciate le vittime”. Qui gli antichi Maya veneravano una divinità assimilabile alla luce e all’energia. Ci piace pensare che si chiamasse Satoshi e che in cima al monumento si sacrificassero shitcoiner. Non versiamo una lacrima al pensiero di tutti i Cardani bruciati sull’altare dell’inutilità.

Attorno ai monumento decine di bancarelle vendono l’immancabile paccottiglia per turisti. Originali calendari Maya made in China, maschere, teschi, abiti tradizionali. Ci avviciniamo. In realtà ci sarebbero anche cose carine, ma ciò che vogliamo scoprire è se accettano Bitcoin. Questa è ovviamente una zona molto turistica e ci fa piacere constatare che, ancora una volta, i venditori si sono evoluti. Sono in molti ad accettarli. Si conferma la tendenza che abbiamo a lungo descritto in questo nostro diario. È l’opportunità a guidare l’adozione. L’incentivo. Proprio come il White Paper comanda.

Ci avviciniamo verso l’ingresso del sito archeologico senza avere comprato nulla, non è ancora arrivato il momento di appesantire i nostri zaini con degli inutili souvenir. Arrivati alla biglietteria però veniamo bloccati: solo contanti. Una consuetudine questa che abbiamo notato un po’ d’ovunque nel paese. Mostre, musei e luoghi amministrati dal Ministero della Cultura non accettano Bitcoin. Questa volta chiediamo spiegazioni e un responsabile ci dice, molto gentilmente, che purtroppo ancora non hanno ricevuto nessuna istruzione in merito. Che non sono stati dotati di tablet né di dispositivi che consentano alle biglietterie dei musei di installare Chivo. Ci dice che pare siano previsti nel 2022 ma non sa davvero dirci quando esattamente. È sinceramente dispiaciuto e si rende conto lui stesso di quanto sia assurda la cosa. Ci invita ad essere comprensivi, sono solo pochi mesi dopo tutto e le cose, in El Salvador, si muovono a piccoli passi.

Non abbiamo intenzione di andare in deroga alle regole della nostra missione e quindi ci allontaniamo senza essere potuti entrare, anche se ci dispiace un po’. Certo che stride il contrasto fra l’impresa privata, nella persona delle bancarelle adiacenti all’ingresso, e lo Stato, nella persona del suo Ministero. In casi come questi viene davvero da chiedersi se l’amministrazione centralizzata sia la migliore forma organizzativa e di governo possibile. Per quanto bellissima non siamo in una nazione dallo sconfinato patrimonio culturale, ci saranno sì e no 50 musei con ingresso a pagamento. Non ci sembra una cosa poi così difficile da implementare. Forse con una decina di fuochi d’artificio in meno prima del discorso del Presidente alla chiusura della conferenza Adopting Bitcoin di ottobre, si sarebbero potuti acquistare i cinquanta dispositivi necessari. Probabilmente non si è ritenuto fosse una priorità, ma se parte del senso della legge Bitcoin è quello di attrarre investimenti e turismo, davvero non riusciamo a comprendere, ancora una volta, l’agenda di Bukele. Se solo potessimo chiederglielo…

Nella zona c’è un bel fiume con delle cascate piuttosto note chiamate Salto El Espino. Pare siano da vedere e cerchiamo di raggiungerle. La strada è sterrata e per diversi chilometri mette a dura prova l’integrità della nostra Bitcoin Car. Arriviamo in prossimità del fiume. Sentiamo distintamente il rumore dell’acqua increspata dalle rapide. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi addentrandoci nella campagna. Troviamo le cascate. Sono belle anche se la zona è un po’ sporca. Nulla di nuovo. Ogni paese del terzo mondo è soffocato dall’immondizia. Fa purtroppo parte del gioco. Ci sediamo sulle rive del fiume a rilassarci. 

Dopo una mezz’ora ci si avvicina un uomo, con moglie e figlia a seguito. Ci dice di essere un pastore evangelico che abita poco distante. Ci consiglia di non stare nella zona troppo a lungo perché è pericoloso. Ci sono delle gang di ragazzini armate fino ai denti che spesso hanno dato problemi, anche se ultimamente sembrano essersi date una calmata. Non abbiamo motivo per non credergli e ci sembra saggio accettare il consiglio. Lo ringraziamo, torniamo alla macchina che ormai è quasi il tramonto e ci dirigiamo verso il campo base di Santa Ana.

Non ci si annoia mai in El Salvador.