Giorno 16: L'aggiornamento.
giovedì 16 dicembre 2021

Ci svegliamo pronti ad affrontare una giornata davvero intensa. Oggi si accendono i microfoni e abbiamo l’agenda che esplode. A inizio mattinata c’è il collegamento con Guybrush da Mission Control, per registrare il nuovo episodio del Bitcoin Italia Podcast, a seguire abbiamo un’ora di diretta per una community di crypto lovers, poi una intervista con una giornalista italiana e a seguire c’è da registrare l’ultimo episodio della stagione di Stupefatti con Barbara. Quando si parla di smart working noi abbiamo un diploma.

Il nostro ostello ha degli spazi comuni piuttosto risicati e quindi facciamo colazione seduti al tavolo con alcuni membri dello staff. Dopo la seconda tazza di caffè inizio a parlare con uno di loro. Giovane e piuttosto brillante. Mi chiede da dove vengo e cosa sto facendo in El Salvador. Quando scopre l’oggetto della nostra missione si illumina. Gli piace molto Bitcoin, dice di conoscerlo bene e ha comprato qualche satoshi per tenerseli. Ci metto poco però ad adombrare il suo entusiasmo. Mi basta parlargli del wallet Chivo, del fatto che non dia le chiavi private e non consenta alla popolazione di raggiungere quindi la piena libertà finanziaria. Tutti concetti dei quali, ovviamente, non era assolutamente a conoscenza. Quando poi gli parlo della differenza tra transazioni on chain e Lightning cade proprio dal pero. Si affretta a tirare fuori di tasca il suo smartphone perché vuole io gli mostri subito ciò di cui sto parlando. Sblocca il dispositivo, apre l’applicazione e… riceve un messaggio di errore. Qualcosa non va. Chivo mostra una schermata sibillina dove annuncia che il servizio è momentaneamente non disponibile perché sono in corso degli aggiornamenti. La voce si sparge tra i suoi colleghi e tutti controllano i telefoni. Tutte le app sono bloccate. Noi ci guardiamo con una certa preoccupazione. Se questa situazione dovesse perdurare a lungo siamo fottuti. Non c’è altro modo di dirlo.

È una bella responsabilità avere legato tutta la popolazione ad un singolo servizio, perché questo significa che in giorni come questi, se qualcosa va storto, l’intera nazione è impossibilitata a fare e ricevere pagamenti elettronici. Una prospettiva da romanzo distópico. Per fortuna che abbiamo da lavorare per diverse ore, ma rientriamo nella nostra camera con lo spettro di un altro digiuno che aleggia su di noi. Staremo a vedere.

Sono circa le quattro del pomeriggio quando, sbrigate le incombenze, ci riversiamo in strada divorati dalla fame. Non abbiamo voglia di andare a cercare un posto per mangiare e ci ricordiamo di avere incrociato un Pizza Hut nei giorni precedenti. Sappiamo accettano Bitcoin e vogliamo sbrigare la formalità nutrizionale il più in fretta possibile. Al bancone ordiniamo una pizza vegetariana e con curiosità guardiamo la commessa aprire Chivo su di un dispositivo aziendale. Riconosciamo subito la schermata di errore, la stessa che avevamo visto in mattinata. Dopo ore il servizio sembra ancora non essere stato ripristinato. La donna sparisce in cucina a cercare il responsabile per capire il da farsi. Ci guardiamo alle spalle: la solita fila dietro di noi. Qui, prima o poi, ci linciano.

Dopo qualche minuto il direttore del punto vendita torna con un altro dispositivo e ci mostra un’altro sistema. È IBEX sviluppato dai nostri amici Carlino e Mario. Funziona una favola, lo sappiamo bene. Ed infatti la transazione è Lightning fast. Anche oggi si mangia. 

Il paradosso è che grosse catene come questa, che si sono dotate di un sistema infinitamente superiore a quello di Stato, sono costrette ad avere anche e ad usare prevalentemente Chivo, perché essendo l’app più diffusa tra la popolazione ed avendo esso noti problemi di interazione con gli altri sistemi, se non lo si ha in cassa diventa un problema per gli affari. Assurdo. Un vero e proprio collo di bottiglia tecnologico.

Ci sfamiamo e riprendiamo il nostro girovagare. Poco dopo notiamo una costruzione tutta dipinta di azzurro con delle grandi lettere N bianche sulla facciata ed una scritta: Nueva Ideas. Sappiamo bene cos’è. È il partito fondato da Bukele, che oggi di fatto governa il Paese. Una specie di Forza Italia in salsa latina. Nato da poco e guidato dal leader carismatico che conosciamo, ha raggiunto un consenso enorme tra la gente. Scattiamo qualche foto ma la tentazione è forte. Entriamo.

Gli ambienti sono piuttosto spogli, Buki troneggia sulle pareti e veniamo accolti con calore. Conosciamo Alex, un giovane dirigente di sezione. È molto curioso ed entusiasta di Bitcoin. Finiamo a parlare di Chivo e gli chiedo se ci sono novità sullo stato del servizio. Lo apre sul suo telefono e qualche novità in effetti c’è. Ora è disponibile un aggiornamento. Lo esegue davanti ai nostri occhi. Dev’essere importante perché dopo averla reinstallata l’applicazione chiede di eseguire nuovamente l’autenticazione a due fattori. Si devono inserire nuovamente i propri dati, il codice che arriva sulla email e anche quello che arriva via SMS. Piuttosto laborioso. Quando finalmente l’app riparte notiamo subito delle notevoli differenze nell’interfaccia utente. Gli chiediamo di accedere alla sezione dedicata ai pagamenti in Bitcoin e ci entusiasma vedere l’opzione per quelli Lightning bella in grande e in vista, subito sotto il codice QR on chain (non ancora di default però quindi). La cosa ci elettrizza. Forse la nostra vita in El Salvador, da oggi in poi, sarà un poco più semplice. Ci scambiamo i numeri, salutiamo Alex e decidiamo di trovare un bar per festeggiare.

Lo troviamo nel giro di poco. È una deliziosa bettola, forse il peggiore bar di Santa Ana, per questo ci conquista subito. La clientela sembra uscita da un film di Tarantino, l’arredamento è splendidamente anni ottanta e si può fumare. Un eden. 

Notiamo subito che da sotto il bancone spunta una scatola dalla quale la cameriera vende alla clientela sigarette. È perfetto perché abbiamo quasi finito le nostre. Le vendono sciolte, come nell’Italia del 1950 e stiamo per pagarle in Bitcoin, come nel mondo del 2050. Solo ad El Salvador può succedere una cosa del genere. Ne acquistiamo tre per un dollaro.

Al momento di pagare la cassiera estrae lo smartphone ma il suo Chivo è bloccato, chiede alle colleghe ma lo sono tutti. Spieghiamo che devono aggiornare ed inizia un gran smanettamento di codici e autenticazioni. Dopo una ventina di minuti abbondanti arriva un codice Lightning. Paghiamo, salutiamo ed usciamo nella frescura della sera.

La nostra vita ad El Salvador potrebbe poi non essere tanto più semplice se dobbiamo far fare l’aggiornamento a tre quarti della popolazione.