Il terzo e ultimo giorno della Adopting Bitcoin qui in El Salvador è in realtà una giornata in trasferta a El Zonte, località nota anche con il nome di Bitcoin Beach.
Si trova a circa un’ora di guida dalla capitale San Salvador, sulla bellissima costa del paese. L’organizzazione è impeccabile e ci sono navette che dall’hotel teatro della conferenza collegano alla spiaggia ogni 15 minuti.
Noi decidiamo però di andarci per i fatti nostri, in sella alla fedele Nissan Lambo. Fortunatamente mi sveglio presto. Stamattina è giorno di editing audio perché è giovedì e la nuova puntata del Bitcoin Italia Podcast deve uscire, cascasse il mondo. Peccato solo scoprire, subito al mio risveglio, che ci sono problemi con le tracce audio e che serviranno diverse ore di lavoro per metterci delle pezze. Pessima notizia.
Passiamo tutta la mattina a lavorare, finalmente nel primo pomeriggio riusciamo a fare check out e a partire. Piccola nota di colore: stiamo alloggiando nello stesso albergo di San Salvador che si era visto la nostra transazione Bitcoin risucchiata dal gorgo del Coivo wallet. Questa volta ci mandano una chiave pubblica generata da un Muun wallet. Non c’è modo migliore di imparare che il fuoco brucia di toccare la fiamma, a quanto pare. Non tutto il male viene per nuocere.
Arriviamo alla Bitcoin Beach verso le tre del pomeriggio, in evidente ritardo. Sia chiaro, non ci sono panel o contenuti particolari da seguire oggi. Il terzo giorno è interamente dedicato al networking. O se preferite a lasciare qualche centinaio di bitcoiner liberi di spaparanzarsi sulla spiaggia ammirando l’oceano.
Puntiamo diretti all’Olas Permanentes. È proprio al centro della bella spiaggia di El Zonte ed è un po’ il cuore pulsante della Beach. Tutto è iniziato qui. Quando un gruppo di surfisti hanno avuto l’idea di organizzare corsi di surf e informatica per i ragazzi della comunità finanziandoli in Bitcoin.
Il locale pullula di gente. Non è così pieno di solito. Anche la spiaggia è bella affollata. Tutti i volti attorno a noi sono facce familiari. O li conosciamo da tempo o li abbiamo conosciuti in questi due giorni. Mangiamo qualcosa per placare la fame. Paghiamo in Bitcoin. All’Olas si può, è risaputo, non c’è nemmeno da chiedere.
Lasciamo le valige nella bellissima casa sul mare affittata da un amico, saremo suoi ospiti in questi giorni. È un volto molto noto e quindi non vi riveleremo la sua identità. Scusateci.
La sera ci ritroviamo tutti per qualche giro di drink e delle chiacchiere. Il gruppo “stretto”. Quelli a cui siamo affezionati. I nostri amici. Che cosa incredibile Bitcoin, capace di fare incontrare persone lontane e avvicinarle come niente altro al mondo. Non andiamo a letto tardi. Qui alle 11 è tutto chiuso.
El Zonte non è cambiata granché nell’ultimo anno. Forse c’è qualche hotel un po’ pacchiano per turisti in più, qualche catapecchia trasformata in bar un po’ hippie, qualche muro ridipinto di fresco, ma nulla più.
Ogni volta che vengo in questo luogo ho una strana sensazione, che non riesco a mettere a fuoco. Una sorta di insoddisfazione. C’è qualcosa qui che stride. Ci metto sempre un po’ a capire cos’è. Ma quando finalmente lo metto a fuoco mi colpisce con la forza di un fulmine. Qui gli abitanti di El Salvador non ci sono. I pochissimi presenti si contano sulle dita di una mano e tutti gli altri stanno servendo ai tavoli. Letteralmente chiunque accanto a noi è straniero. È come venire catapultati in un’altra dimensione. Come se qui non ci fosse più nulla di autentico. Specie in questi giorni.