Nonostante le ventiquattro ore di viaggio ci svegliamo all’alba, presi a pugni in faccia dal jet-lag.
Facciamo colazione abbondante. Il nostro hotel è super Bitcoin friendly ed è una piccola oasi di pace nel caos di San Salvador. Ha un grande giardino, traboccante di vegetazione tropicale e lussureggiante, dove è bello rilassarsi e sorseggiare caffè.
Per chiunque arrivi in El Salvador e voglia vivere in Bitcoin la priorità è una e una soltanto: la connettività. Bitcoin è il denaro di internet e da internet dipende. Le nostre SIM card italiane qui sono morte, inutilizzabili perché il roaming è carissimo. La mia compagnia telefonica mi avvisa con un SMS, appena atterrati, che il costo della navigazione sarà di 2€ per ogni Mb. Praticamente un furto.
La missione del giorno quindi è procurarsi delle SIM locali, ovviamente pagandole in Bitcoin.
Cerchiamo di orientarci con Google Maps utilizzando il wi-fi dell’albergo, scarichiamo l’elenco dei negozi di telefonia nelle vicinanze e partiamo in esplorazione.
Non dobbiamo camminare molto a lungo per renderci conto di avere fatto molto male i nostri calcoli: attorno a noi ogni negozio è chiuso.
Fermiamo un passante per chiedere spiegazioni e ci risponde, quasi ridendo, che oggi è “el dia del Los Muertos” e che è festa nazionale, troveremo sicuramente tutto chiuso ad eccezione di un grande centro commerciale in fondo alla via.
Capiamo che è l’unica nostra speranza e ci incamminiamo.
Avvicinandoci ci imbattiamo nella partenza di una corsa podistica, forse una maratona. I partecipanti indossano magliette variopinte, con i motivi floreali e i grandi teschi messicani tipici di questa festività. Molti di loro hanno anche il volto truccato da morti. C’è musica, c’è cibo, c’è festa. Ci facciamo contagiare dall’allegria e per qualche minuto ci confondiamo tra la folla, guardando la merce sulle bancarelle e scattando fotografie.
Quando raggiungiamo il centro commerciale effettivamente è aperto ma non tutti i negozi al suo interno lo sono. Quello della compagnia telefonica, ovviamente, è chiuso. Chiediamo informazioni e ci dicono che c’è una farmacia aperta che vende anche SIM telefoniche. La cosa ci stupisce, ma vale la pena fare un tentativo. Entriamo ed è vero, il logo della compagnia telefonica è in bella mostra sul bancone centrale. Chiediamo se possiamo acquistarne tre e pagarle in Bitcoin, ma la commessa ci risponde che loro accettano solo contanti. Peccato.
Nel frattempo ci è venuta fame e abbiamo notato che diversi ristoranti hanno il logo di Bitcoin e di Strike in bella mostra. Possiamo usare il wi-fi gratuito del centro commerciale e quindi ne scegliamo uno, ed entriamo. Avvisiamo il cameriere che vogliamo mangiare e che però possiamo pagare solo coi nostri bitcoin. Ci fa accomodare e mentre ci sediamo pregustiamo l’ottima cucina messicana che vediamo nei piatti degli altri clienti. C’è qualcosa che non va però, perché vediamo il cameriere che si attarda a confabulare col cassiere del ristorante. Dopo diversi minuti si avvicina e ci dice sconsolato che non è più possibile pagare in Bitcoin. Li hanno accettati per qualche mese ma poi hanno rinunciato. Troppo complicato e troppe poche transazioni. Ci alziamo e usciamo delusi.
Troviamo un altro ristorante poco distante. Stavolta ci assicuriamo che si possa davvero usare bitcoin, ce lo garantiscono e ci fanno accomodare. Il cibo non è granché ma non possiamo fare gli schizzinosi.
Al momento di saldare il conto ci avviciniamo alla cassa e vediamo il panico sul volto del cassiere. Si china per tirare fuori da un cassetto un tablet tutto impolverato. È completamente scarico e ci chiede un po’ di pazienza perché si deve prima ricaricare un po’. Si scusa e ci dice che non lo hanno usato praticamente mai. Nessuno chiede di pagare in Bitcoin. Quando il tablet si attiva c’è ancora un problema, nessuno ricorda il pin per sbloccarlo. Partono una serie di telefonate, presumiamo con il proprietario dell’esercizio. Finalmente ce la facciamo, usano BTCPay Server e la transazione Lightning è piuttosto rapida.
Torniamo in albergo un po’ scossi. Non ci aspettavamo un inizio di avventura così complicato. Ma siamo ormai esperti e non ci facciamo abbattere facilmente.
Per cena scegliamo il ristorante all’interno dell’hotel. Abbiamo già soggiornato qui l’anno scorso e ci ricordiamo bene che, pur essendo una gestione differente da quella dell’albergo, anche loro accettavano Bitcoin.
La cena è deliziosa ma al momento di pagare il conto arriva la doccia gelata. Anche loro hanno smesso di accettare Bitcoin. Ci scusiamo per non avere chiesto subito e ci accordiamo con la proprietà, salderemo il nostro conto all’hotel, al momento del check out e questa volta sì, pagheremo in Bitcoin.
Siamo solo all’inizio del viaggio ed è troppo presto per tirare le somme, ma se il buon giorno si vede dal mattino sarà un mese più complicato del previsto.