Tutto è pronto per un’altra grande avventura.
Gli zaini sono chiusi, il check-in è già stato fatto, il taxi ci aspetta col motore acceso, fuori dalla porta di casa. Stiamo per attraversare l’oceano ancora una volta.
L’anno scorso abbiamo raccontato l’adozione di Bitcoin in El Salvador, il Paese del legal tender, dopo pochi mesi dall’entrata in vigore della legge. Quarantacinque giorni trascorsi nella più piccola nazione del Centro America, senza contanti né carte di credito: vivendo esclusivamente in Bitcoin. Il nostro scopo era uscire dalla confort zone dei turisti e degli influencer bitcoiner, tipicamente la Bitcoin Beach e la capitale San Salvador. Lasciarci alle spalle le rotte più turistiche, addentrarci nelle zone più remote per capire se fosse davvero possibile fare la spesa e pagare in bitcoin nei mercati popolari dei piccoli villaggi di periferia, incontrando i residenti delle zone più povere per capire cosa loro ne pensassero realmente dell’invenzione di Satoshi Nakamoto.
È stato un viaggio incredibile.
Abbiamo scritto un diario in Italiano e in Inglese che è stato letto da decine di migliaia di persone, abbiamo realizzato dei video documentari per mostrare al mondo questa incredibile rivoluzione.
È arrivato il momento di farlo di nuovo.
Stiamo tornando in El Salvador, per raccontarvi che cosa è cambiato dopo oltre un anno dalla legge. Abbiamo grandi aspettative e anche un po’ di timore. Se c’è una cosa che ci ha insegnato la nostra esperienza passata è che non è oro (digitale) tutto quello che luccica. Al netto della propaganda pro Bitcoin sono molti i problemi e le difficoltà che abbiamo incontrato. C’è scarsa educazione tecnologica. Sono pochissimi i Salvadoregni a capire realmente Bitcoin. Ad apprezzarne veramente le caratteristiche intrinseche. Per la maggior parte della popolazione è una stramberia esotica. Abituati al contante e abituati al dollaro è qualcosa di cui non sentono davvero l’esigenza, proposta da un governo nazionale che ha un enorme consenso nel Paese, ma che per ora non sembra essere riuscito a vincere la diffidenza della popolazione su questo tema. Coi soldi non si scherza, da nessuna parte del mondo.
Trascorreremo in El Salvador un intero mese, provando a viverci ancora spendendo solo Bitcoin. Sarà più facile o più difficile dell’anno scorso?
Ma questa volta non ci limiteremo a questo. Il nostro viaggio ci porterà ad esplorare Guatemala, Costa Rica, Panama e Honduras, tutti Paesi dove diverse comunità locali si stanno organizzando spontaneamente, per tentare esperimenti di economia alternativa sotto l’egida di Satoshi Nakamoto. Siamo eccitati all’idea di scoprire nuovi orizzonti e di incontrare nuove persone. Avremo lo zaino in spalla per 11 settimane e ci sentiamo dei privilegiati. Sappiamo di esserlo.
Il nostro aereo decolla puntuale dall’aeroporto di Milano Linate. Ci aspettano 24 ore di viaggio, tre scali in totale, Francoforte, Toronto e, finalmente, San Salvador.
Quando giungiamo a destinazione sono le 8 di sera ed è già buio pesto. Il controllo dei passaporti è molto rapido e in men che non si dica stiamo uscendo dall’aeroporto. Ci investe un caldo intenso e umido. Gli arrivi sono affollati di gente. Il clima è festoso, tipicamente centroamericano. Gli sguardi delle persone, il loro abbigliamento… è gente semplice, genuina, solare. Ci erano mancati.
Il nostro taxi ci sta già aspettando. Lo abbiamo prenotato dall’Italia. Quarantacinque minuti di macchina ci separano da San Salvador e dal nostro hotel. Viaggiamo coi finestrini aperti, guardandoci in giro. L’aria è fresca. L’odore pungente di terra bagnata, legno umido e fuochi lontani ci sblocca ricordi recenti.
Giungiamo a destinazione, paghiamo (in Bitcoin ovviamente) e ci buttiamo diritti a letto. Ci aspetta un lungo sonno.
Bentornati nel legal tender.