Oggi non ci sono più scuse. Ci serve internet. Dobbiamo trovare delle SIM card. Assolutamente.
La mattina la dedichiamo a sbrigare un po’ di lavoro che si è accumulato. Chi siede dall’altra parte del monitor, o dello smartphone, spesso ignora quanto impegno e dedizione sia necessaria per creare contenuti di qualità. Vlog, articoli, post e grafiche per i social network, questo stesso diario che state leggendo, sono cose che richiedono ore e ore di lavoro. Dalla preparazione alla realizzazione finale.
Pranziamo in hotel e nel primo pomeriggio usciamo e ci mettiamo a caccia. I negozi attorno a noi sono tutti aperti e la città è tornata a essere quel caos urbano che ricordiamo bene. Stiamo girando alla cieca perché i nostri telefoni non sono connessi e quindi decidiamo di andare sul sicuro e tornare in quei negozi di telefonia che avevamo già individuato ieri, ma che avevamo trovato chiusi. Sono quattro o cinque in totale ma nessuno di loro accetta Bitcoin. Siamo molto stupiti, l’anno scorso, lo abbiamo raccontato, ci avevamo messo meno di un ora a trovare delle SIM. Forse la zona era diversa, più popolare di quella in cui ci troviamo oggi e quindi più interessata a non perdere clienti e accettare Bitcoin, forse quest’anno siamo sfortunati, oppure qualcosa in El Salvador è cambiato in termini di adozione, e non per il meglio.
L’ultimo negoziante è molto gentile e ci consiglia un grande centro commerciale, al centro di Colonia Escalon, uno dei gangli vitali della città. Ci fa collegare al suo wi-fi e impostare il navigatore. È un po’ lontano ma vale la pena tentare. Sappiamo che è la nostra migliore opportunità perché ci ha detto che lì ci sono i chioschi e i negozi di ogni operatore telefonico presente in El Salvador. Sembra promettente.
Ci mettiamo poco più di quaranta minuti ad arrivare a piedi, la giornata è un po’ nuvolosa e non fa molto caldo.
Varcato l’ingresso del centro commerciale accediamo a un grande atrio e i nostri volti si illuminano. Ci saranno almeno una dozzina di chioschi di telefonia. Iniziamo a chiedere. Non importa nulla delle tariffe o dei piani telefonici offerti dalle varie compagnie: ci basta avere connettività. Purtroppo nessuno però vuole i nostri bitcoin. Non c’è nulla da fare.
Saliamo al piano superiore e poi ancora a quello superiore. Ci sono decine di baracchini che vendono ricariche telefoniche, smartphone economici, accessori ed elettronica. Ma niente da fare. Quando diciamo che possiamo pagare solo in Bitcoin ci guardano stupiti. Sono gentilissimi e si scusano quasi tutti. Ma reagiscono come se la stessa parola Bitcoin fosse qualcosa che appartiene a un ricordo lontano. Qualcosa di cui non sentono più parlare da tantissimo tempo. Quando chiediamo se hanno per caso un Chivo wallet con il quale fare una transazione scuotono la testa scusandosi nuovamente. Come è possibile?
All’ultimo piano però ci sono i veri e propri negozi delle compagnie. Grandi showroom tutti illuminati e stracolmi di personale. Stavolta ci siamo, pensiamo.
Entriamo diretti dal Claro, il gigante telefonico qui in Centro America, ma ci rispondono che possono vendere le ricariche in Bitcoin ma non possono fare le attivazioni, venderci le SIM. Politiche aziendali, a quanto pare. Proviamo nel grande negozio di Tigo, di Movistar, ma nulla.
La nostra ultima spiaggia si chiama Digicel e ci sembra di svenire quando vediamo il logo di Bitcoin appeso alla cassa. Chiediamo subito se possiamo usarlo per comprare tre SIM. La commessa è sorpresa, chiede al sue superiore, ma la risposta è affermativa.
Intendiamoci, non sarà una cosa facile. Si dovrà impegnare l’intero negozio per far partire il tablet aziendale dove è istallato il Chivo wallet. Dimenticato da settimane se non da mesi. Ma la transazione lightning va a buon fine.
Ce l’abbiamo fatta: siamo connessi.