Il Natale si avvicina a grandi passi. Ormai è questione di ore. Siamo stati talmente tanto concentrati sulla nostra missione qui che il tempo è volato. Ci sembra di essere arrivati in questa terra meravigliosa solamente qualche giorno fa. E invece è già quasi un mese. Da non credere.
Domani torneremo a macinare chilometri. È arrivato il momento di tornare verso occidente per riprendere a visitare quella parte di El Salvador che ancora ci manca e che avevamo dovuto bruscamente lasciare per precipitarci a visitare il Volcanode. Siamo contenti di tornare in movimento, ma questa parte del Paese ci resterà nel cuore.
Oggi è stata una giornata piena di lavoro. Ho registrato la puntata natalizia del Bitcoin Italia Podcast, dedicata esclusivamente agli ascoltatori che ci hanno supportato con una donazione nel mese di dicembre, poi c’era in programma una intervista con una radio italiana e infine siamo stati invitati a partecipare ad un dibattito per una grossa community di bitcoiners. Tra una cosa e l’altra le ore sono volate e in men che non si dica si è fatto metà pomeriggio.
Affamati ci lanciamo per le strade di Santa Rosa de Lima, città che ci ospita ormai da quattro giorni ma che abbiamo avuto tempo di conoscere davvero poco. Siamo determinati a rimediare e anche a trovare del cibo. Le strade del centro sono sempre straripanti di persone. La sensazione generale è quella che abbiamo descritto nei giorni scorsi. Siamo un po’ l’attrazione. Qui di Europei non se ne devono vedere molti, ma sono tutti gentili. Curiosi ma sorridenti. Ci fermiamo qualche minuto nella piazza centrale. Ad osservare la bella chiesa della città. Coi suoi stucchi bianchi e le finiture gialle. Sembra un torta. L’architettura religiosa è così diversa da quella di casa nostra.
Chiediamo in giro, ai vari chioschetti che cucinano cibo in strada, i nostri preferiti, ma nessuno accetta Bitcoin. Ci sarebbe naturalmente l’opzione di infilarsi nelle grandi catene americane, tipo Pizza Hut e simili. Ma ci siamo stufati, sono sempre opzioni piuttosto care contrariamente a quello che si potrebbe pensare e ci piacerebbe immettere qualche satoshi nell’economia reale. È in quel momento che scorgiamo la tipica papuseria da strada. Una piastra, la bombola di gas che alimenta la fiamma e la matrona salvadoregna che impasta, schiaffeggia le focacce e butta a cuocere. È sotto una tettoia piuttosto malconcia, ha un unico tavolino già tutto occupato ma, chissà perché, ci avviciniamo. Chiediamo alla cuoca, che ovviamente nemmeno capisce di cosa stiamo parlando. È la figlia ad illuminarsi. Lei un Chivo in tasca ce l’ha. In un batter d’occhio da un vicolo adiacente spunta un ragazzino con un tavolo e due panche. Le piazza in un angolo della strada ed ecco fatto. Serviti e riveriti. Che soddisfazione. Non potete immaginare che sensazione si prova. Quello che stiamo facendo in El Salvador è procacciarci del cibo nel vero senso della parola. Ce lo sudiamo ogni volta. Le papusas che stanno per servirci è come se le avessimo stanate nella giungla e cacciate con arco e frecce.
Dopo averci saziato i due giovani si avvicinano e ci chiedono da dove veniamo. Parte la solita piacevole chiacchierata che finisce inevitabilmente sull’argomento Bitcoin. Sono contenti del Presidente, dopo tanti governi corrotti e totalmente inefficaci sembra essere una faccia nuova, proporre iniziative concrete. Nel Paese, ci dicono si respira un aria diversa. Di speranza. E ce n’è molto bisogno. Sono interessati a Bitcoin, convinti che sarà un’opportunità, ma hanno avuto modo di maneggiarlo poco. A queste latitudini non è arrivato granché. Ce ne siamo accorti.
Al momento di pagare vediamo la ragazza smanettare con il telefono più del necessario. Sappiamo benissimo cosa sta succedendo. Non aveva ancora aperto Chivo dopo l’aggiornamento e ora le sta chiedendo vita, morte e miracoli. La seguo con la coda dell’occhio mentre chiacchieriamo con l’altro giovane. Noto che le chiede addirittura di scansionare nuovamente il suo documento. Corre a prenderlo, fortunatamente ce l’ha con se. Mi chiedo che bisogno ci sia, dal punto di vista dello sviluppo, di chiedere una nuova registrazione totale dopo avere aggiornato l’applicazione. Non ha nessun senso ed è un disagio per tutti. Gli sviluppatori di Chivo, che abbiamo appurato essere Athena, ci sembrano sempre più dilettanti allo sbaraglio e davvero ci auguriamo la smettano di fare danni in fretta.
Dopo avere pagato ci viene in mente che non siamo ancora andati a verificare se per caso hanno aggiornato anche la versione merchant dell’app, quella che usano i supermercati. Forse lo hanno fatto e anche quella funziona meglio dandoci, finalmente, la possibilità di fare la spesa. È arrivato il momento per la coppia più temuta dalle cassiere di El Salvador di tornare in azione. Che sia la volta buona?
Non perdiamo più nemmeno tempo a fare la spesa. Puntiamo dritti alla cassa e compriamo un pacchetto di sigarette, l’oggetto del desiderio della nostra missione. La cassiera smanetta, ci presenta il solito codice QR per i dollari. Ha la stessa interfaccia desktop di cui abbiamo già narrato. Gira su un computer antidiluviano dal monitor obsoleto con evidenti problemi di scheda grafica. Visualizza tutto fuori scala, oblungo. E quando finalmente riesce a tirare fuori dal sistema un QR Lightning anziché essere quadrato è rettangolare e tutto schiacciato. Proviamo a scansionarlo da ogni direzione. Mi invita persino al posto della cassiera. Niente da fare. È illeggibile. Fumata bianca. Anzi. Nessuna fumata, nemmeno questa volta.
Non ci diamo per vinti. C’è un altro super poco lontano. Ci andiamo. Arrivati alla cassa notiamo subito che non c’è computer, ma un vecchio terminale IBM. Di quelli fatti apposta per la grande distribuzione. E infatti al momento di pagare il commesso tira fuori un Chivo POS. Sorpresa! Non ne vedavamo dai tempi di San Salvador. Curiosi lo guardiamo armeggiare. Solito codice per i dollari. Non ha idea di come produrne uno per i bitcoin e quindi ci lascia fare. Fantastico. Abbiamo occasione di guardare un po’ questa interfaccia per i POS. È pulita, semplicissima. Due opzioni: Chivo e Bitcoin. Nella schermata di BTC non c’è traccia del Lightning network. Nemmeno del menù a tendina introvabile che caratterizzava la vecchia versione dell’app per gli smartphone. Chivo merchant non è stato aggiornato e quindi non c’è verso di fare la spesa per noi.
Appena usciti c’è un chiosco di frutta. Un ambulante malconcio. Il cartello non lascia dubbi. Accetta Bitcoin. Compriamo sette banane per il corrispettivo di un dollaro. La transazione è istantanea. E vaffanculo grande distribuzione.