Giorno 25: Il villaggio pirata.
sabato 25 dicembre 2021

Prima di partire per El Salvador ho pensato a lungo a cosa mi sarebbe piaciuto fosse questo diario quotidiano che stiamo scrivendo per documentare le nostre avventure. E ho sempre voluto fosse un ibrido tra un resoconto puntuale dello stato dell’adozione di Bitcoin nel primo Paese al mondo a dichiararlo valuta a corso legale e un racconto di viaggio.

Oggi mi piacerebbe calcare la mano su questo secondo aspetto. Perché quello che stiamo visitando è un luogo poco battuto dai turisti di tutto il mondo, ma dalle grandi potenzialità. Certo, molti in passato se ne sono tenuti alla larga a causa della sua nomea di luogo pericoloso, pieno di delinquenza. E non si può negare che lo fosse. I numeri parlano chiaro. Fino a qualche anno fa era  tristemente famoso per avere il record di omicidi. Bisogna anche ammettere però che oggi è un posto molto diverso e che la situazione è, a detta dei suoi stessi abitanti, molto migliorato. Viaggiare nei Paesi in via di sviluppo è sempre una sfida. Non bisogna dimenticarlo. La povertà porta disperazione che genera violenza. Il viaggiatore esperto questo lo sa bene. La prudenza è fondamentale. Siamo lontani da casa, in un luogo che non conosciamo. Occorre avere sempre la testa sulle spalle e non correre mai rischi inutili. La verità però è che, avendo una certa esperienza di viaggi simili, la situazione che stiamo trovando non è diversa da quella che si può incontrare in alcuni luoghi del Messico o del Brasile. Mete che tuttavia sono sistematicamente molto gettonate dal turismo nostrano, nonostante anche lì vi siano sacche di violenza.

Dopo quasi un mese in El Salvador non abbiamo mai avuto la sensazione di essere in pericolo e i paesaggi che abbiamo potuto ammirare non hanno nulla da invidiare a nessuna delle più blasonate nazioni limitrofe.

Oggi abbiamo viaggiato a lungo, ad esempio, attraversando scenari degni di un film. Partiti molto presto da Santa Rosa abbiamo percorso qualche centinaio di chilometri, contemplando distese infinite di vulcani, rigogliose foreste e attraversando cittadine caratteristiche e intriganti. Il Paese è molto piccolo. E questo è un vantaggio. Perché nel giro di poche ore un viaggiatore qui può passare dalla frescura delle alture boschive al caldo torrido delle spiagge e delle pianure. Molto comodo per chi preferisce viaggi dinamici. L’oceano è bellissimo. Ci sono chilometri e chilometri di spiagge perfettamente attrezzate. Non immaginatevi le distese di sabbia bianca di Cuba. Qui i litorali sono scuri, di origine vulcanica. Ma l’acqua degrada dolcemente. Si può camminare per centinaia di metri puntando dritti verso le onde, che sono divertenti da sfidare. Nell’entroterra invece c’è abbondanza di luoghi per fare escursioni. Grotte, fiumi, cascate. Anche l’amante del trekking più estremo troverà pane per i propri denti.

Non è un Paese dove si fanno le ore piccole. Dove si ammira l’alba sorseggiando un cocktail e ascoltando un dj set. Anzi. A queste latitudini la notte cala rapidamente e alle ore 18 è già buio pesto. La vita notturna, tranne nelle città più grandi o nelle località più turistiche è piuttosto scarsa. Ciò nonostante El Salvador ha il suo fascino. Ti obbliga a svegliarti presto e a sfruttare appieno la luce del sole. L’offerta di locali in cui fermarsi a mangiare o bere poi, può riservare delle sorprese inaspettate. 

Il nostro viaggio, come chi ci segue ormai da giorni sa bene, ha poco di organizzato. Siamo in balia di Satoshi e di chi sceglie di accettare la sua splendida creatura. Ma la fortuna aiuta gli audaci. 

Oggi ad esempio, tornarti nella zona di San Salvador verso l’ora di pranzo, decidiamo di buttarci sulle montagne che circondano la capitale per cercare un luogo dove fare un pit-stop e rifocillarci. Finiamo in una piccola località chiamata San Marcos e capitiamo per caso in un locale di bikers che mai ti aspetteresti di trovale in El Salvador. Splendidamente arredato, con motociclette appese, poster e graffiti ai muri, piccolo palco per musica dal vivo, ottima musica e ottimi Burgers. Si chiama The Bites Factory, se passate da quelle parti fategli visita. Accettano Bitcoin anche se siamo stati i primi a dargliene. Li abbiamo sverginati noi e voi non potrete più avere questo privilegio.

Proseguendo il nostro viaggio verso ovest arriviamo finalmente alla nostra destinazione finale, il lago di Coatepeque, dove abbiamo deciso di trascorrere il Natale. Un luogo da togliere il fiato. Un enorme catino d’acqua dolce posato proprio al centro di un cratere vulcanico. Uno scenario di rara bellezza. Fuori dal mondo.

Ancora più affascinate è l’ostello dove abbiamo, totalmente inconsapevolmente, prenotato un stanza. Una serie di costruzioni in legno di recupero, poggiate su palafitte direttamente nel lago. Un dedalo di ponti sospesi sulla riva, banchine rialzate, tetti in paglia, arredi strampalati, luci e fiaccole. Quanto di più vicino ad un villaggio pirata noi si abbia mai visto. Ancora una volta El Salvador ci fa sentire all’interno di un set cinematografico.

Lo diciamo a beneficio di tutti coloro che, magari proprio leggendoci, dovessero decidere di venire a visitarlo.

Ah, buon Natale a tutti quanti voi.