Immergersi nell’Oceano Pacifico è sempre un’esperienza che rende più umili. La vastità della distesa d’acqua, la forza violenta delle onde, che quando ti colpiscono divertono e spaventano allo stesso tempo, come una corsa sulle montagne russe. Sono cose che hanno su di noi lo stesso effetto di un viaggio lisergico. Ti tolgono quello stupido senso di onnipotenza umana e ti mostrano con chiarezza qual è il tuo vero posto nell’universo: siamo piccoli e la nostra esperienza del mondo è limitata.
Eppure l’intelletto dell’uomo ha la capacità di sognare e grazie all’esperienza condivisa di una moltitudine di talenti ed esperienze riesce a creare cose molto più grandi dei singoli individui, destinate a superarci e a sopravvivere nel tempo, molto oltre la finitezza delle nostre vite. Come le piramidi, come l’Odissea o la Divina Commedia: come Bitcoin.
La nostra mattinata la trascorriamo così, lavorando sulla spiaggia di El Zonte, l’ufficio più bello del mondo, tra un bagno rinfrescante e una cerveza ghiacciata.
È nel pomeriggio che ci prepariamo a cambiare scenario e a spostarci ad El Tunco, un piccolo villaggio costiero a pochi chilometri dalla Bitcoin Beach, meno anarchico, meglio organizzato ma anche un po’ più turistico. Qui il verbo di Bitcoin, inspiegabilmente, non è ancora arrivato con la forza che ci aspetteremmo. Nonostante quello che sta accadendo a pochi passi da qui, sono pochissime le attività che accettano la criptovaluta. Entriamo in almeno una dozzina di piccoli negozi, perché ci occorrerebbe acquistare delle cose, ma veniamo sempre respinti. Nessuno ha nemmeno un’app Chivo installata sul telefono. Chiediamo come mai ma riceviamo solo risolini un po’ imbarazzati e vaghe giustificazioni.
Le regole della nostra avventura sono chiare: no fucking fiat. Quindi ce ne andiamo senza avere potuto acquistare nulla. Stringeremo i denti.
Poco dopo incontriamo Salvo, un giovane imprenditore locale. Ha un’agenzia che offre servizi turistici, gite guidate ed escursioni. È molto attivo nella scena Bitcoin locale, molto intelligente e parla un Inglese perfetto. Lo sentirete nominare spesso nei prossimi episodi del nostro diario perché sarà una risorsa fondamentale. Ci racconta come in realtà abbia compreso il significato profondo di Bitcoin solo negli ultimi mesi, ma anche di come sia assolutamente determinato a studiare a fondo la tecnologia e a diventare un punto di riferimento. Pensa che l’opportunità che El Salvador sta cogliendo sia unica ed irripetibile. Il suo entusiasmo è contagioso.
Saltiamo sulla sua automobile e con lui partiamo alla volta di San Salvador per partecipare ad un meetup di bitcoiner locali: il nostro primo in Centro America.
Arrivati al locale ci troviamo davanti una grande tavolata di professionisti e visionari. Persone intelligentissime con cui avremo alcune delle conversazioni più illuminanti del nostro viaggio. La comunità di Bitcoin qui in El Salvador è all’inizio e chi si raduna per parlare e pianificare in occasioni come questa, sono le vere figure cardine della scena locale. Al tavolo con noi c’è il responsabile locale di Bitrefill, la dirigente nel Paese dell’exchange Paxful, l’imprenditore che fornisce servizi di pagamento Lightning integrati alle aziende e alle attività. Tutte figure le cui storie meritano approfondimenti specifici e a cui dedicheremo ampio spazio durante il nostro reportage qui a El Salvador.
Ma non solo. Il caleidoscopio di umanità con cui entriamo in contatto è impressionante. Ci sono giornalisti e professionisti dell’hi-tech che come noi provengono dall’Europa, tassisti salvadoregni che accettano solo bitcoin, dipendenti di aziende crypto da ogni dove, persino un surfista – sviluppatore che gira il mondo, scrivendo codice e inseguendo l’onda perfetta. Una vera e propria congregazione di folli: ci sentiamo esattamente al nostro posto.
A quanto pare la nostra “fama” ci precede, sono in molti a sapere chi siamo e cosa stiamo facendo. L’entusiasmo ed il supporto per la nostra iniziativa sono sinceri e generosi. Da questa chiassosa riunione, già lo sappiamo, usciranno alcune delle storie più interessanti che sapremo raccontare. Il tempo vola e in men che non si dica è arrivata l’ora di tornare verso le spiagge.
Sulla via del ritorno però veniamo colti da un imprevisto.
Arrivati all’altezza della cittadina di Zaragoza scopriamo che la superstrada su cui stiamo viaggiando è bloccata e rimaniamo intrappolati nel traffico. Fermi in coda. Pensiamo subito ad un incidente ma consultando Twitter scopriamo che il Governo sta facendo dei lavori di ammodernamento della viabilità, e non è che reindirizza il traffico o avvisa prima. Semplicemente chiude la strada per qualche ora. Anche questo è il Centro America.
Impossibilitati a muoversi, in maniera molto serafica, tutti scendono dalle auto e si accampano sulla carreggiata, chiacchierando e fumando. Facciamo lo stesso e si rivela una ottima occasione per conoscersi meglio. Salvo ci racconta della sua attività e di come Bitcoin sia ormai fondamentale per essa. Spesso ad esempio gli capita di organizzare escursioni lontano da El Tunco, che non può seguire in prima persona. In quei casi i turisti vengono accompagnati da un suo autista ma, una volta giunti a destinazione, li affida a delle guide locali, di cui si fida e che conoscono meglio di lui il territorio. Prima di Bitcoin era però difficilissimo pagarli per i loro servizi, perché sono tutti rigorosamente unbanked e l’unico modo era quindi incontrarsi di persona ogni tanto, per saldare i conti, o utilizzare un costoso servizio di money transfer. Oggi basta un codice QR mandato via Whatsapp e la transazione è istantanea ed economica.
Questo rende Bitcoin inevitabile. Esigenze come quelle di Salvo in zone remote del mondo. Non le plusvalenze e i bigodini di Wall Street.
Il tempo passa e si fa tardi. Tanto tardi che quando la strada verrà liberata sarà notte fonda ed è il motivo per cui questo episodio del nostro diario esce con notevole ritardo. Nonostante la stanchezza Salvo trova ancora la forza di raccontarci dei suoi genitori e della guerra civile, degli orrori di cui sono stati testimoni e dei pericoli che hanno corso. Di come lui stesso, ancora in fasce, sia scampato alla morte grazie a una fortunata intuizione della madre.
Ci parla della storia di El Salvador, una lunga striscia di sangue, diritti umani violati e soprusi subiti. Siamo affascinati. È questa la lezione che vogliamo portare a casa da questa avventura, è ciò che siamo venuti a raccontare e presto avremo modo di farlo con cura e dedizione.