Miami Beach è un luogo interessante. La sua atmosfera anni 20, i suoi palazzi Art Deco, le sue ampie strade e le palme che contrastano col cielo blu, la rendono attraente.
Siamo in America, è ovvio. Macchine lussuose, gente vestita in modo stravagante, locali eleganti e all’ultima moda. La crema della crema, senza ombra di dubbio.
Spendiamo la giornata ad organizzarci. Acquistare le ultime cose che ci servono per la conferenza e prendere contatto coi nostri amici e colleghi, che stanno arrivando qui dai quattro angoli del mondo. Le giornate sono calde e assolate. Ci si dimentica spesso quanto la Florida sia bassa sul mappamondo. Cuba è a due passi. Siamo ai tropici.
In giro per la città ci sono bitcoiner ovunque. Lo si capisce dalle magliette, dai cappellini e dai discorsi che si origliano dal tavolo affianco. La città sembra presa d’assedio. Il colpo d’occhio è galvanizzante. Sembra quasi che da qui si possa partire alla conquista del mondo. Come se fossimo un piccolo esercito che si sta preparando alla battaglia.
Il Convention Center è gigantesco e tutto listato di arancio. Sarà difficile orientarsi nel marasma di persone e di aziende. Faremo del nostro meglio.
L’altra cosa che ci colpisce subito sono i prezzi. La città è carissima. Quasi proibitiva.
La sera mangiamo un boccone veloce in un bel pub vicino a Ocean Drive. Facciamo amicizia con un gruppo di americani seduti nel tavolo di fianco al nostro. Sono di famiglia. Ce ne accorgiamo quando li sentiamo parlare di sovranità monetaria, stablecoin, KYC e altri tipici termini caratteristici della nostra tribù. Sono originari di Miami e ci raccontano di come i prezzi negli ultimi anni siano schizzati alle stelle. Parlano di inflazione palpabile e di aumenti incontrollati, specialmente nel settore della ristorazione e degli alloggi. Ci raccontano come, paradossalmente, il fenomeno abbia raggiunto proporzioni evidenti soprattutto con la pandemia. Come se le attività avessero reagito alla crisi innescata dal virus con un netto aumento dei prezzi. Lo descrivono come un fenomeno diffuso, che sta emarginando un sacco di gente.
In effetti il centro città è pieno zeppo di senzatetto. Non che la cosa ci debba stupire, lo sappiamo bene quanto il sogno americano sia solo una facciata e possa trasformarsi nel giro di nulla in un incubo degno delle favelas brasiliane. Ma colpisce sempre vedere il lusso estremo accostato alla povertà più pura. La Lamborghini parcheggiata affianco alla baraccopoli.
I nostri nuovi amici ci raccontano un’altra cosa che ci colpisce. Nonostante la Bitcoin2022, a detta loro, Miami è la capitale delle shitcoin. Shitcoin city, come la definiscono. Ed in effetti, ci facciamo caso, per le strade cittadine campeggiano ovunque pubblicità di NFT, blockchain astruse, servizi di DeFi, agenzie di trading e di investimento. Che ironia.
Ci si poteva forse aspettare qualcosa di diverso? Al netto della retorica da conferenza siamo in una delle capitali del privilegio occidentale ed è perfettamente sensato che gli uomini si comportino esattamente come sono programmati a fare. Nell’unico modo che conoscono.
Si aprono le danze. Vediamo che succede.