Il sole oggi ha picchiato duro sui tetti e sulle strade di San Salvador.
Dopo avere fatto colazione abbondante decidiamo di dedicare la giornata alla logistica. Per quanto bitcoin sia valuta a corso legale qui in El Salvador, dopo soli due mesi dall’adozione, come avete già potuto apprendere negli scorsi episodi di questo diario, non sono in molte le attività commerciali ad accettarlo. Se vogliamo avere successo nella nostra missione di vivere oltre un mese senza toccare denaro contante dobbiamo necessariamente pianificare con cura alcuni aspetti fondamentali del nostro viaggio.
Il primo a meritare la nostra attenzione sono senza dubbio gli spostamenti. Nel corso della prossima settimana vorremmo lasciare la capitale e cominciare a visitare luoghi diversi del Paese. I mezzi pubblici però sono scarsi, qualcuno sostiene siano poco sicuri e non accettano ancora pagamenti in criptovaluta. Ci sono anche delle compagnie private a cui potremmo rivolgerci, ma i loro siti web sono poco esaustivi ed andrebbero chiamate una per una, con l’ulteriore complicazione che oggi è sabato e i loro uffici sono chiusi. Chiaramente potremmo continuare a chiedere a dei tassisti, hanno già dimostrato di essere molto aperti a ricevere bitcoin, non è mai stato molto complesso trovarne uno disposto a scarrozzarci in giro, ma pianificare i viaggi con loro è complicato e non ci è venuto in mente di chiedere il numero di telefono di quelli che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Mossa poco azzeccata.
Troviamo presto però un’alternativa. Sappiamo che Uber è molto attivo da queste parti e che sono in molti gli stranieri in visita che lo utilizzano. L’applicazione americana potrebbe davvero fare al caso nostro perché consente di programmare viaggi in giorni specifici e in coordinate geografiche diverse da quelle in cui ci troviamo attualmente. Ci ricordiamo bene inoltre che, atterrati all’aeroporto, una delle prima pubblicità che avevamo notato era proprio quella di Bitrefill che annunciava di avere aggiunto quelle di Uber alle gift card disponibili sul loro sito. Controlliamo subito ed eccole. Questa sarà una notevole semplificazione per le nostre vite da nomadi bitcoiner in Centro America.
Grazie alle preziose informazioni dell’amico Giacomo Zucco poi, veniamo messi in contatto con alcuni personaggi chiave, che gravitano attorno alla Bitcoin Beach di El Zonte e che si prodigano per aiutare la community di chi visita il paese incuriosito dal legal tender. Nel giro di poche ore ci si apre un mondo di gruppi Telegram. Scopriamo che i bitcoiner locali sono organizzatissimi e che c’è una vera e propria rete di supporto per chi, come noi, muove i suoi primi passi. La comunità qui è vivissima. I bitcoiner si scrivono, si incontrano, pranzano insieme, si segnalano persino quali sono le feste più belle a cui andare la sera e si organizzano per farlo insieme. We are legion!
Le informazioni che ci arrivano da questi gruppi sono oro colato. Ci invitano subito, ad esempio, a scaricare il wallet sviluppato proprio dalla Bitcoin Beach perché al suo interno si può trovare una mappa – in continuo aggiornamento – che elenca tutte le attività che accettano BTC. Un vero e proprio sospiro di sollievo! Sarà utilissima.
Il wallet è molto bello, con una interfaccia utente semplice ma funzionale. Ci colpisce subito il fatto che implementa una serie di tutorial che spiegano il funzionamento ed i principi base di Bitcoin. I corsi sono organizzati in moduli ed ogni volta che se ne completa uno si ricevono satoshi come ricompensa. Come dire: impara guadagnando pure qualcosa.
Non possiamo far altro che soffermarci a riflettere sull’approccio radicalmente diverso da quello del wallet di Stato, il famigerato Chivo. Se quest’ultimo ingolosisce i cittadini grazie al bonus di trenta dollari, cifra non irrilevante per El Salvador, ma li lascia anche totalmente privi di cultura ed educazione riguardo alla tecnologia che stanno usando, il wallet di El Zonte, sviluppato dal basso e pensato per restituire sovranità economica alle persone e alle comunità locali, punta tutto proprio sull’insegnamento fondamentale.
Pensate a quanto il Presidente Bukele avrebbe potuto aiutare il proprio popolo ad emanciparsi e a crescere culturalmente se, anziché regalare dollari a pioggia a chiunque si scarichi l’applicazione, avesse garantito il goloso bonus economico solo al termine di un semplice percorso didattico, magari con test finale a risposte multiple. È da questi dettagli fondamentali che si capisce forse la reale strategia dietro operazioni simili. L’obiettivo è liberare la nazione oppure semplicemente iniziare ad eliminare il contante veicolando il più possibile i pagamenti all’interno dell’app di Stato?
Che lo spettro delle CBDC aleggi anche dietro il wallet Chivo?